Open/Close Menu Cuore di Madre

3 bellissimi articoli su Suor Pura Pagani e un bellissimo rosario scritto da Mons. Gino Oliosi.

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Santo Rosario meditato da mons. Gino Oliosi 2 luglio 2016

 

Con la contemplazione dei misteri della gioia vogliamo prepararci, qui convenuti per la Messa nel quindicesimo anniversario della nascita al cielo di Suor Pura Pagani, all’attualizzazione sacramentale del sacrificio della croce per attingere all’amore divino come l’ha attinto Suor Pura progettando verginalmente la vita nel carisma del beato Nascimbeni delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Chi gliela mostrato e descritto davanti alla grotta di Lourdes in casa Madre, in un momento di difficoltà e incertezza come in tutti i cammini vocazionali, è stata la beata Maria Domenica Mantovani, per intercessione della quale è stato riconosciuto il secondo miracolo che l’avvia alla canonizzazione. Ho avuto la grazia di sentirlo raccontare proprio da Suor Pura in un momento, 1932, di decisione per il noviziato nel 1933. “Carmela, il nome battesimale di Suor Pura e chi le parla  è Maria Domenica – memorizzando l’annunciazione a una quindicenne della Galilea dove c’erano ebrei e greci pagani, e quindi disprezzata dalla Giudea totalmente ebraica;  di Nazareth così disprezzata, fidanzata di un emigrato di Betlemme, con un annuncio incredibile, centro della storia, del Vangelo: il Figlio di Dio Padre che assume un volto umano nel  grembo verginale per opera dello Spirito Santo e sarà l’Emmanuele, il Dio con noi, che ci amerà sino alla fine per il perdono, la misericordia, l’umanità nel suo insieme e ogni io umano. Si rivela, Carmela, lo stile di Dio che in tutta la storia agisce sommessamente. Anch’io- sempre Maria Domenica alla novizia – avevo 17 anni e il curato don Giuseppe Nascimbeni mi propone di consacrarmi all’Immacolata davanti all’immagine noi due soli, di scegliere una maternità verginale per godere cento volte tanto in questa vita, pur in mezzo a tribolazioni e il tutto del Paradiso. Questa sarà la tua casa”. E’ certo che Maria Domenica gode di ogni bene senza alcun male oggi in Paradiso e si fa presente qui tra noi con il beato Nascimbeni nel ricordo di Suor Pura. Ecco l’icona delle Piccole Sorelle della Sacra Famiglia attente all’orologio come tempo di fare il bene: l’agire sommesso di Dio che rende liberi e quindi capaci di sentirsi amati e di amare soprattutto i piccoli, i poveri, i peccatori e sentirsi donne, madri felici.

Nel secondo mistero Maria, verginalmente incinta per opera dello Spirito Santo, alla notizia che la cugina Elisabetta, sterile, è al sesto mese, corre e sente riconosciuta la sua maternità divina, santifica Giovanni al sesto mese e danza la preghiera del magnificat. Suor Pura ammessa al noviziato nel 1933, trascorre il secondo anno a Folgaria presso la locale scuola materna, come si chiamava allora, la scuola d’infanzia. Nel 1935 emette la professione temporanea e viene inviata a Cavazzale, un centro nelle vicinanze di Vicenza, che la ricordano tanto. Nel 1941 emette i voti perpetui e viene inviata a Monte Romano, dove è avvenuto il miracolo per la beatificazione di Giuseppe Nascimbeni, dove noi di Torri dove il fondatore è nato, siamo andati. Sull’immaginetta stampata c’è tutta l’anima di Suor Pura: “O Signore, santificami nell’umiltà, nella purezza, nella carità, nel sacrificio, affinché con la mia vita comunichi alle anime la luce della tua grazia, la forza del tuo amore, i meriti della redenzione e la speranza del paradiso”. Qui a Monte Romano ha vissuto tante consolazioni, tre volte superiora ma anche il suo Calvario di amore con il Crocefisso e i parrocchiani la invocano ancora tanto.

Nel terzo mistero della gioia, la nascita terrena del Figlio di Dio in una grotta perché non c’era posto per lui. Suor Pura nel 1956 ha passato la prova di una collocazione fuori della vita comunitaria con l’obbligo di deporre l’abito religioso cui lei tanto ci teneva, sempre però come religiosa. Ma le circostanze rivelano le vie della Provvidenza facendola incontrare con “il suo più grande benefattore” mons. Giuseppe Raspanti, che ha assistito fino alla morte e con la grande sapienza del gesuita Felice Cappello che le fece approfondire  conoscenze in campo teologico e morale che le saranno utili negli anni seguenti.  Padre Cappello fu entusiasta del carisma delle Picoole Suore della Sacra Famiglia, dove per la vita spirituale la suore dipendono nella comunità dai propri superiori e per l’attività pastorale dai pastori dove operano e fece conoscere in una Commissione del Concilio questo carisma. Nel 1961 rientra e viene destinata alla scuola materna di Cavazzale: “i bimbi sono il mio lavoro e il santo ideale”. Pienamente accolta e reinserita scrive alla madre generale: “L’assicuro, Madre, che sono felice, serena, e contenta più di sempre. Il lavoro tra i bimbi innocenti mi ha fatto dimenticare tutto, e tutti”. Solo contemplando il volto del risorto in chi si cura può far dimenticare il male ricevuto nel passato come il Padre che nel Sacramento della Riconciliazione ricrea ciò che il peccato ha rovinato e non ricorda e invita a non ricordare più i peccati perdonati.

Nel quarto mistero della gioia l’accoglienza da parte del popolo che Dio aveva scelto e preparato per l’incarnazione: solo il vecchio Simeone e la vecchia Anna, i pochi per i molti. Veramente lo stile di Dio che agisce sommessamente, icona delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Dopo i dieci anni di Cavazzale, 31 anni San Zeno di Mozzecane. Se la presenza a Monte Romano, con tutto ciò che ne è seguito di doloroso e provvidenziale insieme, è stato per suor Pura il tempo della “nascita”, gli anni trascorsi qui a San Zeno rappresentano il tempo della “maturità”, soprattutto della “maternità” rivolta al mondo. Sono questi gli anni in cui suor Pura riconoscerà in sé dei doni particolari di preveggenza, di guarigione e di profezia ricevuti dallo Spirito santo, le cui manifestazioni sono attestate dalle centinaia di “testimonianze”. Costituiscono una miniera di casi e situazioni umane alle quali ella farà fronte con dedizione di tempo e di energie che ha dello straordinario cui ella si dedicherà il sabato, quando è libera dalla scuola materna e dal servizio pastorale alla parrocchia. Così il “mondo” con tutti i suoi attuali drammi e speranze entra nella piccola casa delle suore, investirà direttamente suor Pura. Si potrebbe dire che ella faccia proprie le parole di apertura della Gaudium et spes “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri  soprattutto e di tutti coloro che soffrono…sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”. Una realizzazione femminile che attira anche oggi le giovani. E’ morta il 2 luglio del 2001, i funerali a san Zeno il 4 luglio e poi a Campofontana dove sarà sepolta lo stesso girono e dove riposa nel piccolo cimitero. La sua tomba continua ad essere meta di tanti pellegrinaggi di gruppi e persone singole. Padre Cappello, il suo grande direttore spirituale indicatogli da Padre Pio, poco prima di morire, le disse: “Ci rivedremo quando verrò a prenderti per portarti in Paradiso”.

Nel quinto mistero della gioia Gesù dodicenne che per la prima volta rivela il particolare suo rapporto con il Padre, ritornando a Nazareth, alla Sacra Famiglia con Maria e Giuseppe. Nel medaglione portato da Suor Pura, dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia, c’è la Famiglia di Nazareth: La Sacra Famiglia ci insegna, soprattutto di fronte all’attuale secolarizzazione, a pregare lavorare e patire. Memento mori come attesa della vita veramente vita cui tutto subordinare. Alla luce del magistero di Leone XIII, della Rerum novarum il beato Nascimbeni coglie anticipatamente  il rischio della secolarizzazione di ampi settori della società,  la sua alienazione da ciò che è spirituale e divino che conduce inevitabilmente ad una visione desacralizzata e materialistica dell’uomo e della famiglia. La Sacra famiglia basata sul Sacramento del matrimonio, atto di gratuità e di amore tra un uomo-donna la cui relazione rimanda alle relazioni trinitarie, preparandosi nella famiglia parrocchiale con un cammino puro, casto pregando, lavorando e imparando che l’amore che rende felici è indisgiungibile da come si affronta il patire, partecipando alla Messa cioè alla continua attualizzazione sacramentale del sacrificio della croce nella nuova dimensione che Cristo ha dato al corpo con la risurrezione trasformando in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male  del mondo, mai ritenuto insuperabile. Così Suor Pura partecipando alla transustanziazione della Messa ha transustanziato tutta la propria vita e il mondo con il Pane della vita vera, che supera il mondo grazie alla forza del suo Amore.

Mons. Gino Oliosi

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